23 novembre 2005

Giordano: "Abbiamo conquistato un pubblico giovane"

 

Oggi accantono per un attimo il giornalismo sportivo per dedicarmi al telegiornale (sempre che quello di Studio Aperto possa essere definito tale…).

Il 23 novembre di cinque anni fa, Studio Aperto passava dalle mani di Paolo Liguori (ora al TgCom) a quelle di Mario Giordano, che ha sapientemente trasformato il Tg, esponendo al suo interno almeno 15 minuti al giorno di tette e c**i o gossip di vario genere e relegando la politica a racconto di Serie B (lo si nota dal fatto che il giornalista non è mai sul campo, ma si collega dalla redazione, leggendo le agenzie Ansa) e l’attualità a racconto di storielle strappalacrime, dove l’importante è mettere il microfono sotto il naso di chi ha appena perso un famigliare e chiedergli: “Come si sente in questo momento?”.

Mario Giordano, intervistato per la ricorrenza, ha affermato di aver così conquistato un pubblico giovane: ma veramente i giovani non riescono ad andare aldilà del backstage dell’ultimo calendario o degli amori da copertina delle veline e letterine varie? E come mai c’è ancora chi riesce ad avere senso critico e a non accettare tutto ciò (per farvene un’idea cliccate qui e qui)?

Quel Tg è un attentato all’intelligenza umana dei giovani, che dovrebbero vergognarsi di seguirlo (a meno che non lo guardino con il mio stesso spirito derisorio, ma questo l’Auditel purtroppo non ce lo dice ancora).

Ora capisco perché in 20 ore di laboratorio di tecniche di giornalismo in video, tenuto da una delle firme “più prestigiose” del Tg di Giordano, le uniche chicche di sapere giornalistico sono state: “A Studio Aperto si fa tutto in digitale, sulla nostra bella workstation, non più in analogico come negli altri Tg…e poi l’importante è lo stand-up!” (il tutto spiegato ovviamente con una bella cadenza napoletana che neanche in video riesce a scomparire).

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