20 dicembre 2006

Quando il giornalista diventa zerbino

Molte volte a lezione m’hanno spiegato di evitare le cosiddette "interviste in ginocchio" perché non servono a nessuno: né al giornalista che le fa, che sminuisce le sue funzioni, né all’intervistato, che così è bellamente lasciato in pace e viene fuori solo il suo ego o comunque solo la sua ribalta, quello che lui vuole che esca, il resto rimane nel retroscena, né allo spettatore, che non verrà a conoscenza di nulla di nuovo.
Però quando diventi una specie di Monza-Channel, è normale fare le veci di un ufficio stampa e nascondere la realtà dietro un dito. Parlo naturalmente delle ultime puntate di “Monza Alé” in onda su PlayTv Italia: sembra che per loro i problemi non esistano, mostrano solo il bello (se ancora ce n’è) della realtà biancorossa, tutto il “marcio” viene tenuto a debita distanza, possibilmente nascosto, mai una domanda pungente (a parte quando partono gli “sproloqui” di Massimo Buscemi), ma anche solo una domanda Vera, insomma che non sia: “Come vedi la prossima partita? Ti senti in forma? Canta con noi l’inno del Monza!”. E ora più che mai, col silenzio stampa in corso, avanti il marketing e le giovanili: argomenti che, ditemi voi, a chi fregano?! A me proprio no! Poi fanno i sondaggi on-line: perché? Credete che a rispondere “è migliorabile” cambi qualcosa?

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