04 maggio 2005

In principio fu il giro di campo: breve storia delle esultanze particolari dei calciatori

Il gesto del taglio della gola da parte del leccese Mirko Vucinic, pittoresca esultanza dopo la seconda pappina inferta alla Lazio, ha sollevato numerose polemiche tra quelli che non ne hanno compreso il senso sottinteso: era semplicemente il gesto che annuncia la mossa finale di due dei più prestigiosi lottatori di wrestling, il “becchino” Undertaker e il “tagliagole” Chris Benoit.
Ma la fantasia dei calciatori non ha mai conosciuto confini e così possiamo individuare svariati esempi di entusiasmi sopra le righe: la più antica è quella del centravanti del Catanzaro Angelo Mammì, che fiero del gol appioppato alla Juventus, fece un intero giro di campo; poi il samba dell’avellinese Juary, la mitraglia del “Re Leone” Gabriel Omar Batistuta (cantata in una “celebre” canzone da stadio nel periodo passato dall’argentino nella Roma: «…quanno segnerà sotto la curva ce fa la mitraglia» - sulle note di “Tanto pe’ canta’”), la maglia in testa di “Penna Bianca” Ravanelli (quando l’ho incontrato per ben due volte in quel di Cerredolo, paese della sua signora, disperso sull’Appennino Tosco-Emiliano, qualcuno mi ha chiesto: “Ma anche ai bambini fa mettere la maglietta in testa in segno di vittoria?”), il “bruco” di moda al Bari ai tempi di Tovalieri e Protti: un millepiedi che spesso veniva confuso con il trenino, il gesto della culla del brasiliano Bebeto per celebrare la nascita della figlia (gesto ripreso da molti suoi colleghi nel tempo); fino ad arrivare ai più attuali: le capriole di Martins (riconosciute di alto valore tecnico dal ginnasta Igor Cassina), le “sviolinate” di Gilardino, i voli dell’“Air Force Nine” Vincenzo Montella (tornato a solcare i cieli dell’Olimpico proprio quest’anno, dopo un periodo “capelliano” di magra, lo stesso giocatore aveva dichiarato di esser tornato al gol perché con Capello aveva riposato tanto, ma che non sono serviti a molto), le mani alle orecchie di Toni e di “Supermarco” Delvecchio.
Alcune però sono andate oltre i limiti della decenza e del buon gusto: l’argentino Martin Palermo ha simulato un atto sessuale con un compagno e si è visto sventolare sotto il naso il cartellino rosso e Maradona e Caniggia amavano baciarsi sulla bocca come festeggiamento dei gol con la maglia del Boca Juniors.
Infine la più polemica: il camerunense Eto’o si è messo a saltare e dimenarsi come uno scimmione per protestare contro i fischi, gli insulti, gli ululati razzisti e le noccioline che gli avevano tirato in campo.

Fonte: www.repubblica.it

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