12 dicembre 2005

Calcio e politica: un binomio che non c'azzecca nulla

Domanda legittima: ma era una partita di calcio Livorno-Lazio o una convention di fascisti e comunisti? Come si fa nel 2005 a tirar fuori ancora le svastiche, le croci celtiche e ad uscire da un campo di calcio (stiamo quindi parlando di sport, di un gioco!) con il saluto romano, inutile provocazione proveniente da un pollo [e di questi tempi con H5N1 sarebbe meglio stare alla larga dai volatili, N.d.R.]? E sull’altra sponda, per la tanto amata par condicio, con il pugno?
Aggiornamento: non pago, il nostro pollo, ha pensato bene di continuare a starnazzare, appellandosi al “capo del pollaio” perché lo difenda e non gli commini un’altra multa. D’altronde lui è capace di salutare solo così.
Aiutiamolo allora a ricordare due cosine:
1. vivi nella Repubblica Italiana e la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione di tale Repubblica è la seguente: «E’ VIETATA LA RIORGANIZZAZIONE, SOTTO QUALSIASI FORMA, DEL DISCIOLTO PARTITO FASCISTA».
2. allo stadio si gioca a calcio e il calcio è semplicemente uno sport: LA POLITICA LASCIAMOLA IN PARLAMENTO!

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