17 marzo 2006

Confessioni di un giornalista assoldato dall'Auditel

Dell’Auditel mi son sempre fidata poco: dopotutto se ne fa un uso spropositato, senza mai tenere conto che sono semplici dati statistici rielaborati, che sul gradimento dei programmi ci dicono ben poco. Inoltre non dovrebbero essere presi come dati esatti, ma solo come tendenza (cioè sarebbe meno opinabile dire che la stragrande maggioranza degli italiani era sintonizzata su RaiUno durante lo scontro Berlusconi-Prodi piuttosto che dire che 16 milioni di persone hanno guardato quella trasmissione).

Ma il problema sta tutto in un fatto: e se a qualcuno venisse in mente pure di taroccare i dati? E cioè si mettesse a pigiare più tasti del dovuto sul telecomando del meter (la presenza davanti al video viene segnalata, infatti, attraverso un telecomando che indica quali e quanti membri della famiglia sono in ascolto e persino gli eventuali ospiti)? A tal proposito, ricordo nella mia infanzia una storia pubblicata su Topolino, dove Paperino veniva prescelto come famiglia campione delle rilevazioni statistiche delle trasmissioni televisive e, nel momento in cui Paperone e Rockerduck ne venivano casualmente a conoscenza, scattava una lotta all’ultimo sangue per convincere il povero Paperino a sintonizzarsi sui loro canali tv e gonfiare così i dati di ascolto per avere un maggiore ritorno economico

Beh, succede anche nella realtà: un giornalista del Giorno, impegnato sui campi della Pinetina e di Milanello, confida ad alcuni colleghi di emittenti locali di essere nel campione dell’Auditel e la sua vita cambia in modo rivoluzionario: dapprima indagini generiche sui gusti del povero giornalista da parte dei sedicenti colleghi e poi vere e proprie offerte: «La raccolta pubblicitaria va un po’ male sulla nostra emittente, se tu ci dessi una mano sintonizzandoti stabilmente su di noi per tirar su gli ascolti, saremmo disposti a pagarti 500 euro al mese» oppure «Io ti assicuro per tutta la stagione una partecipazione come ospite fisso alla mia trasmissione, con gettone di presenza di circa 250 euro, e tu mi garantisci che in quel momento a casa tua il televisore è sintonizzato sul nostro canale» e ancora «Siamo disposti a darti 1000 euro al mese se ti vedi questi programmi (trasmissioni sportive, contenitori musicali e varietà)»: proposte ben più allettanti della ricompensa annuale proveniente dall’Auditel (cioè piccoli premi come elettrodomestici, set di valigie o di pentole) e che avrebbero permesso il taroccamento dei dati, se il giornalista in questione avesse ceduto. Adesso che la storia è venuta alla ribalta, al giornalista è stato portato via il prezioso meter ed è stato depennato dal campione Auditel, ma se non fosse l’unico caso?

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